Pietro d'Abano (1257-1318) Considerato il più grande cultore della materia dopo Aristotele,con Pietro d’Abano incontriamo la prima figura precisa con cui si presenta il sapere scientifico nella cultura veneta fra XIII e XIV secolo. Fu insegnante di medicina, filosofia e astrologia all’Università di Parigi e dal 1306 all’Università di Padova nonchè profondo conoscitore ed estimatore delle artes greco-bizantine ed arabe, che ebbe modo di apprezzare durante il suo lungo soggiorno a Costantinopoli, ove si era recato per studiare in lingua originale i testi di Galeno e Avicenna. Si dedicò ad altre scienze oltre quella medica, l'astrologia e l'alchimia. Riteneva che un buon medico dovesse essere non solo un buon astrologo, per potere giudicare il momento più propizio ed efficacie per la somministrazione di determinate cure o la raccolta di certe erbe, ma anche un esperto alchimista per la preparazione dei medicamenti più adatti ai diversi mali. La sua opera più famosa, il "Conciliator differentiarum philosophrum et praecipue medicorum", il cui scopo fu quello di individuare e spiegare le principali differenze tra i filosofi e i medici, vale a dire tra la tradizione aristotelica e quella galenica. Pietro D'abano conferiva alla scienza medica un posto preminente definendola "scientia scientiarum". A fianco allo studio medico affiancò quello dell'astrologia, indispensabile, allora, per capire il periodo esatto per la somministrazione dei medicamenti, come pure l'alchimia, per la conoscenza nella preparazione. Ad esempio, un segno zodiacale di particolare interesse per Pietro d’Abano era lo Scorpione, in grado di conferire grandi doti ai medici, a coloro che si occupavano della salute dei corpi e manipolavano veleni, era il segno della magia che trasformava.Sosteneva apertamente la relazione tra il mondo naturale e gli astri, il ricorso alla magia, agli incantesimi e l’uso della medicina. Pietro d’Abano fu il primo a fare una netta distinzione tra la scienza astrologica, basata sulla matematica e su una visione cosmologica, e le capacità solo evocative della magia. La saggezza e la ricchezza di Pietro gli procurarono presto l’avversione di un collega, che lo denunciò al Tribunale dell’Inquisizione di Padova.Tali furono gli asti dei domenicani nei suoi confronti, che i suoi scritti vennero fatti bruciare, e, una volta avvenuta la sua morte, la medesima sorte toccò al suo cadavere. Nonostante la condanna dell’Inquisizione veneta, Federico duca di Urbino volle innalzargli una statua davanti al proprio palazzo e le sue opere vennero pubblicate nel corso del '500. Ebbe tra i suoi allievi personaggi come Dante, e tra i suoi pazienti pontefici quali Onorio IV.
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